OpenAI per tutti, Anthropic per le aziende. La strategia sostenibile di Amodei

Di il 29 Ottobre, 2025
24/05/2023. London, United Kingdom. The Prime Minister Rishi Sunak meets with Demis Hassabis, CEO DeepMind, Dario Amodei, CEO Anthropic, and Sam Altman, CEO OpenAI, in 10 Downing Street. Picture by Simon Walker / No 10 Downing Street
Mentre la società di Altman punta perlopiù sui ricavi degli utenti individuali, Claude si propone come alleato per imprese e tecnici. E sembra funzionare meglio
Foto copertina: l’ex primo ministro del Regno Unito, Rishi Sunak, a colloquio con Demis Hassabis, ad di DeepMind, Dario Amodei, ad di Anthropic, e Sam Altman, ad di OpenAI, alla residenza ufficiale del primo ministro britannico, al 10 di Downing Street a Londra, nel 2023. Foto: Wikimedia Commons.

OpenAI ha un fatturato annuo di circa 13 miliardi di dollari. Anthropic, nel 2025, ha raggiunto circa 7 miliardi di ricavi e prevede di arrivare a 9 entro la fine dell’anno.

La differenza di ricavi, per quanto ancora marcata, non è quella che ci si attenderebbe da due realtà che, come scrive il Wall Street Journal, si rivolgono a un pubblico di dimensioni molto diverse.

OpenAI conta infatti 800 milioni di utenti settimanali, Anthropic annovera fra i suoi abbonati circa 300mila aziende.

L’80% del fatturato di Anthropic proviene dalle imprese, il restante 20% dagli abbonati individuali. Per OpenAI, la situazione è inversa: il 30% dei ricavi è generato dai clienti aziendali, il restante 70% dai singoli utenti.

Motivo per cui, secondo il quotidiano finanziario, il modello b2b di Anthropic si starebbe rivelando più stabile e redditizio, se rapportato ai numeri delle due società di intelligenza artificiale.

Tanto più che, secondo Reuters, la società guidata dall’amministratore delegato Dario Amodei punta a più che raddoppiare i ricavi nel 2026, con un obiettivo compreso fra i 20 e i 26 miliardi di dollari.

A penalizzare OpenAI, sostiene il Wall Street Journal, sarebbe una strategia aziendale meno chiara e mirata rispetto a quella di Anthropic.

L’offerta dell’azienda guidata dall’ad Sam Altman – basata su due abbonamenti per gli utenti individuali, quello Plus, da 20 dollari al mese, e quello Pro, da 200 dollari al mese – non si sta rivelando particolarmente redditizia.

Motivo per cui Altman sta puntando su canali alternativi, dalle inserzioni pubblicitarie ad Atlas, il nuovo browser proprietario che incorpora ChatGpt.

Anthropic, dal canto suo, continua a puntare sulle nicchie, come dimostra Claude for Education, una versione del chatbot lanciata ad aprile per il mondo accademico, con funzioni specifiche per docenti, studenti e personale amministrativo.

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Foto: Flickr.

Dietro i rivali

Entrambe le società hanno ricevuto finanziamenti e stretto partnership con le grandi multinazionali della tecnologia.

Uno degli esempi più noti è l’investimento di Microsoft in OpenAI.

Il gruppo fondato da Bill Gates e Paul Allen ha investito quasi 14 miliardi di dollari nell’azienda di Altman e oggi detiene detiene circa il 27% dei diritti economici della sua divisione for-profit – oltre a mantenere i diritti di proprietà intellettuale sui modelli di OpenAI fino al 2032, come specifica Il Sole 24 Ore.

Rapportando tale partecipazione alla valutazione stimata di OpenAI – intorno ai 500 miliardi di dollari –, il valore teorico per Microsoft ammonterebbe intorno ai 135 miliardi di dollari.

Nonostante questo legame, sottolinea il Wall Street Journal, a settembre Microsoft ha comunque annunciato che integrerà Claude, il modello linguistico di Anthropic, nella suite Copilot.

La stessa Anthropic ha già in essere accordi con altri attori di primo piano, come Amazon e Google, che ne sostengono sia lo sviluppo tecnologico sia la distribuzione commerciale.

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Foto: Unsplash.

Diversi anche nella comunicazione

La differenza di approccio nei confronti dei potenziali clienti emerge anche dalle scelte di marketing delle due società, come approfondito da Mediatrends.

La startup fondata dai fratelli Amodei, Dario e Daniela, quest’ultima presidente, ha scelto di posizionarsi come un alleato prezioso per professionisti e figure specializzate, come ricercatori e sviluppatori, capace di risolvere problemi complessi.

Claude, dunque, mira a potenziare le capacità umane, mentre ChatGpt – attraverso una pubblicità che non ricorre a contenuti sintetici ma a riprese reali – vuole essere il consigliere di tutti i giorni: un assistente affidabile, dai tratti quasi umani, a cui chiedere supporto nelle azioni quotidiane.

Queste differenze si riflettono anche nelle fonti giornalistiche più citate dai due chatbot.

Mentre ChatGpt menziona spesso testate generaliste e agenzie di stampa – da Reuters, al Financial Times, al Time –, Claude lascia più spazio a riviste specializzate, come Harvard Business Review, Yahoo Finance e Tech Radar.

Diverse in tutto, quindi, ma forse, proprio per questo, complementari nel mutevole mondo dell’IA a portata di mano.

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Francesco Puggioni
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Journalist writing on European politics, tech, and music. Bylines in StartupItalia, La Stampa, and La Repubblica. From Bologna to Milan, now drumming and writing in London.

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