OpenAI attacca i programmi che finanziano i giovani giornalisti

Di il 09 Dicembre, 2025
Dopo lo scoop sulle sue diffide legali alle non profit, l’azienda di Altman ha criticato l'iniziativa che ha sostenuto l’autore dell’inchiesta, alimentando il dibattito su una maggiore indipendenza dei media nel racconto dell’intelligenza artificiale

Un mese fa, uno scoop di NBC News ha rivelato che OpenAI aveva inviato una serie di diffide legali a organizzazioni non profit che avevano criticato il suo operato.

La reazione dell’azienda, scrive Semafor, non si è concentrata tanto sull’inchiesta in sé, quanto su chi l’aveva finanziata.

OpenAI, infatti, si è lamentata in privato con NBC del fatto che l’autore dell’articolo fosse sostenuto dal Tarbell Center for AI Journalism, una organizzazione che colloca giovani reporter nelle redazioni per alcuni mesi per produrre approfondimenti sull’intelligenza artificiale e sul suo impatto.

Le contestazioni di OpenAI

Il punto contestato non riguarda dunque la veridicità dei fatti riportati, ma la provenienza dei fondi che hanno permesso di realizzarli.

Tarbell, infatti, riceve parte delle proprie risorse dal Future of Life Institute, uno degli attori più attivi nel denunciare i rischi dell’IA.

Da qui la critica di OpenAI, preoccupata che tale legame potesse aver condizionato la narrazione.

NBC ha aggiunto una nota di trasparenza all’articolo, ma la polemica si è allargata rapidamente.

La fellowship è diventata un simbolo della battaglia comunicativa che oppone i sostenitori di uno sviluppo più rapido dell’AI ai promotori di un approccio più prudente e regolamentato.

Il nervosismo delle Big tech verso la stampa

Dietro il caso Tarbell si intravede una tensione crescente tra le grandi società IA e il mondo dell’informazione.

Negli ultimi mesi, OpenAI e altri protagonisti del settore hanno adottato un atteggiamento molto più reattivo nei confronti delle critiche dei media.

Si sono moltiplicate le pressioni sulle redazioni, gli interventi pubblici dal tono sempre meno conciliatorio e l’ingresso nelle aziende IA di lobbisti, chiamati a gestire la comunicazione e i rapporti con le istituzioni in un contesto in cui la regolamentazione dell’IA è sempre più un terreno di scontro.

In parallelo, i sostenitori dell’IA cercano di mettere in discussione l’indipendenza di quelle iniziative giornalistiche che, come Tarbell, finanziano giovani reporter per coprire il settore.

Il sospetto, più volte sollevato, è che tali realtà introducano nelle redazioni un punto di vista squilibrato.

Le testate coinvolte, dal canto loro, ribadiscono che i borsisti lavorano sotto la supervisione dei propri capiredattori, e che i finanziatori non intervengono sulle scelte editoriali.

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Una realtà più ampia

Max Tani, giornalista di Semafor, osserva come l’intera vicenda racconti una realtà più ampia.

Nel pieno della crisi economica dell’editoria, programmi come il Tarbell offrono alle testate nuove risorse per coprire quello che è il grande trend del momento.

I loro borsisti, nota Tani, hanno prodotto inchieste rilevanti, talvolta favorevoli all’IA, altre volte critiche verso OpenAI o Anthropic.

Tuttavia, aggiunge, in una fase di fiducia ai minimi storici verso i media, le redazioni dovrebbero interrogarsi più attentamente sugli effetti indiretti dell’accogliere giornalisti finanziati da organizzazioni esterne con una chiara visione sul futuro dell’intelligenza artificiale.

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