Da Seo a Geo, l’intelligenza artificiale ha cambiato l’unità di misura della visibilità su internet

Di il 28 Ottobre, 2025
A ChatGpt e chatbot simili si chiedono risposte a domande concrete. Di conseguenza, le aziende devono adattare le proprie strategie di posizionamento per apparire nelle conversazioni tra IA e utenti
Foto copertina: Pexels.

C’è chi usa ChatGpt per pianificare le vacanze, chi per scegliere il ristorante in linea con i propri gusti e i portafogli, chi addirittura per prenotare le visite mediche.

In questa evoluzione anche i consumatori degli e-commerce chiedono ai modelli linguistici di grandi dimensioni – gli Llm – consigli, promozioni, periodi ottimali per scovare le grandi offerte.

Nel mondo dell’IA a comandare non è più la Seo – acronimo per Search engine optimization – così tanto rincorsa da grandi e piccole aziende e giornali e, più in generale, da tutti coloro che hanno una presenza digitale.

L’unità di misura sta cambiando e a governare scelte, gusti, preferenze e acquisti sono proprio gli Llm, in grado di prevedere quello che cercano gli utenti del web.

Foto: Unsplash.

Nuovi parametri

Mentre, per anni, il mantra del marketing digitale è stato quello di ottimizzare per Google con parole chiave, link, testi lunghi e strategici, ora è in atto un profondo cambiamento.

Nuovi confini, barriere, ostacoli e rischi sono già stati ridefiniti e chi se ne renderà conto troppo tardi rischia di perdere la gara dell’indicizzazione sul web.

Nell’era della Generative engine optimization – abbreviata in Geo – non si scrive più per scalare le Serp – Search engine results page, la pagina dei risultati del motore di ricerca – ma per essere selezionati da un’intelligenza artificiale che risponde alle domande degli utenti in tempo reale. E forse è proprio questa la chiave per sopravvivere al cambiamento.

Secondo le stime, il settore riguardante la Geo – che punta dunque all’indicizzazione dei contenuti nelle risposte dei chatbot – potrebbe valere oltre 850 milioni di dollari già quest’anno, si legge su Wired.

È in atto un profondo cambio di paradigma in cui le IA non premiano più la verbosità tipica dei blog ottimizzati per Google, ma preferiscono formati snelli e strutturati, come le domande frequenti – le Faq – e le liste puntate.

“Un’unica pagina Faq può rispondere a cento domande diverse”, ha detto a Wired Imri Marcus, amministratore delegato di Brandlight, una delle prime agenzie specializzate in Geo.Offri all’IA cento possibilità di scelta, invece di un solo racconto”.

free_unsplash_photo_chatgpt_claude_anthropic_openai_solen-feyissa-hWSNT_Pp4x4-unsplash

Foto: Unsplash.

Mai più senza

I contenuti devono rispondere a un unico imperativo, chiamato personalizzazione.

In questo ambito entrano in gioco le analisi strategiche sui target, il tipo di prodotto da offrire, le risposte giuste da dare a domande diverse rispetto a quelle che gli utenti chiedevano fino a pochi mesi fa a Google.

I fruitori del web non chiedono più se un’azienda sia affidabile, ma si cercano risposte a domande concrete, verso un nuovo tipo di query che guida le strategie editoriali.

E mentre i grandi gruppi si interrogano su come farsi rintracciare dall’IA, alcune stanno già sperimentando l’integrazione diretta nei chatbot.

OpenAI, ad esempio, ha appena annunciato una partnership con la multinazionale statunitense Walmart per consentire agli utenti di acquistare direttamente dalla chat.

Tra noti marchi che già stanno sperimentando questo nuovo modello ci sono iconici nomi come Estée Lauder, LG e Aetna che stanno adattando i propri contenuti per nutrire i modelli linguistici con fonti autorevoli e dati di prodotto ben strutturati.

Ma, almeno per ora, l’obiettivo non è la conversione immediata, ma la visibilità durante le conversazioni tra i chatbot e i loro utenti: è questo il primo passo da compiere per provare a essere intercettati dai nuovi modelli linguistici. Poi si penserà agli acquisti.

In questo scenario, la comunicazione digitale non è più solo una questione di posizionamento, ma una sfida di linguaggio, struttura e rilevanza.

E per i professionisti della comunicazione, si apre un nuovo campo di gioco, in cui la strategia editoriale incontra l’intelligenza artificiale.

Devi essere loggato per lasciare un commento.
Chiara Buratti
/ Published posts: 105

Chiara Buratti muove i suoi primi passi nel mondo del giornalismo nel 2011 al "Tirreno" di Viareggio. Nel 2012 si laurea in Comunicazione Pubblica e nel 2014 consegue il Master in Giornalismo. Dopo varie esperienze, anche all'estero (El Periódico, redazione Internazionali - Barcellona), dal 2016 è giornalista professionista. Lavora nel web/nuovi media e sulla carta stampata (Corriere della Sera - 7, StartupItalia). Ha lavorato in TV con emittenti nazionali anche come videoeditor e videomaker (Mediaset - Rete4 e Canale 5, Ricicla.tv).