Immagine di copertina: Müller
“Fate l’amore con il sapore” è lo slogan che da sempre ha contraddistinto i prodotti Müller, sin dalle prime pubblicità del brand di yogurt e latticini tedesco.
E se nel penultimo spot l’azienda fondata da Theo Müller negli anni ’70 si è avvalsa dell’aiuto dell’intelligenza artificiale, è tornata all’onere delle cronache una vecchia pubblicità accusata di aver promosso una visione sessista e razzista. Ma non è finita qui.
Theo Müller è stato anche accusato di appoggiare l’estrema destra tedesca dopo la pubblicazione di una fotografia in cui è stato ritratto a Cannes a cena con Alice Weidel, leader dell’AfD.
Una foto che è stata interpretata come un vero e proprio sdoganamento dell’estrema destra tedesca.
Müller e l’appoggio all’estrema destra
Non sorprende quindi che i prodotti Müller siano entrati nelle liste del boicottaggio, alimentate da campagne social sempre più diffuse e internazionali, come si legge su La Repubblica.
Su TikTok circolano elenchi aggiornati dei suoi marchi, diversi da Paese a Paese: in Italia resta celebre lo slogan “Fate l’amore con il sapore”, ma l’impero Müller spazia da Israele all’Australia, includendo budini, yogurt zuccherati (criticati anche dai salutisti), mascarponi, bevande al cioccolato e creme di riso.
Müller, oggi 85enne e residente in Svizzera come Weidel, ha festeggiato il compleanno a Freising, in Baviera.
Secondo il quotidiano Der Spiegel, tra gli ospiti figuravano esponenti dell’estrema destra, politici locali e volti noti del conservatorismo, come il direttore di Weltwoche – rivista vicina alla destra radicale e filorussa – e un noto scienziato scettico sul cambiamento climatico.
Presente anche Hans-Christian Limmer, imprenditore delle panetterie “fast food” tedesche, già coinvolto nella controversa conferenza sulla “remigrazione” di Potsdam.
Müller, un tempo iscritto alla CSU, prima di trasferirsi in Svizzera per sfuggire alle tasse tedesche, è convinto che l’AfD non vada isolata.
Le sue aziende, accusate di consumare enormi quantità d’acqua e multate più volte, sono finite anche nel mirino di Greenpeace. Müller è arrivato persino a lodare i dipendenti che avevano usato gli idranti contro gli attivisti.
Ma con un fatturato di 9,5 miliardi, l’amministratore delegato è tra i 100 uomini più ricchi della Germania, pur restando lontano dalla top ten dominata da Aldi e Lidl.
Il caso Müller si inserisce in un dibattito più ampio: solo poche settimane fa l’associazione delle imprese familiari del Mittelstand ha invitato un esponente dell’AfD e, con la presidente Mariechristine Ostermann, ha dichiarato fallita la politica dell’isolamento.
Pur definendo l’AfD “inadatta a governare”, ha chiesto un dialogo con i suoi rappresentanti. Una scelta che ha scosso gran parte dei supporter del brand e così grandi aziende come Rossmann e Fritz Cola hanno abbandonato il consorzio.
La presenza dell’AfD non è più solo un tema politico ma sta diventando una questione che tocca direttamente il mondo delle imprese.
Le accuse contro Müller e la risposta dell’azienda
L’immagine incriminata non è stata l’unica al centro di proteste contro il brand tedesco. Pure un’altra vecchia campagna che vede come protagonista una donna bella e bionda ma non troppo intelligente è tornata al centro dell’attenzione.
Müller non ha mai rilasciato una vera e propria dichiarazione pubblica di scuse o di ritiro immediato delle confezioni incriminate.
Di fronte alle accuse di sessismo e razzismo sui social, l’azienda ha mantenuto un profilo basso, limitandosi a presentare le immagini come un “omaggio alle pin-up anni ’50” e lasciando che la polemica si spegnesse senza un intervento diretto.
Così, dopo la bufera sui social e la petizione promossa su Change.org, Müller ha scelto di non alimentare ulteriormente la discussione, confidando che la polemica si sarebbe esaurita.
Una scelta più o meno discutibile ma che fa riflettere sul danno d’immagine che il brand può aver subito.




