Il Super Bowl 2026 tra la reggaeton di Bad Bunny e la polarizzazione politica

Di il 03 Ottobre, 2025
Il cantante più ascoltato al mondo divide il pubblico statunitense. La sua esibizione non è solo musicale ma un messaggio che tocca immigrazione e senso di appartenenza

Foto copertina: il Levi’s Stadium di Santa Clara in California, dove si terrà il prossimo Super Bowl, l’8 febbraio 2026. Foto: Wikimedia Commons.

In un momento di politiche anti migratorie e massiccio dispiegamento dell’Immigration and Customs Enforcement da parte del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, la finale del Super Bowl 2026 suonerà a ritmo di reggaeton.

Domenica scorsa, la star portoricana Benito Antonio Martinez Ocasio, nome di battesimo di Bad Bunny, è stata annunciata artista principale dello spettacolo per l’intervallo dell’evento sportivo più seguito d’America.

Tuttavia, nonostante l’indiscutibile fama mondiale – terzo artista più ascoltato al mondo secondo Spotify nel 2024 e autore dell’album più ascoltato della storia – la notizia non è stata accolta in modo positivo da tutti.

HOLLYWOOD, CA - OCTOBER 11: Bad Bunny arrives for the 2nd Annual PornHub Awards on October 11 2019 in Los Angeles California. (Photo by Glenn Francis/www.PacificProDigital.com)

Il cantante Bad Bunny a Los Angeles, nel 2019. Foto: Glenn Francis, Wikimedia Commons.

Prime reazioni

Come si legge sul Daily Beast, esponenti del movimento Make America Great Again, tra cui il podcaster Benny Johnson, hanno espresso la loro opinione di disprezzo sui vari social. “Un grande odiatore di Trump; Attivista anti-Ice; Nessuna canzone in inglese”, ha scritto su X Johnson.

O, ancora, “la Nfl ha scelto Bad Bunny per esibirsi durante lo spettacolo dell’intervallo del Super Bowl, nonostante lui abbia recentemente detto che non si sarebbe esibito negli Stati Uniti a causa delle deportazioni di immigrati clandestini da parte di Ice”, ha affermato, sempre su X, il commentatore Greg Price.

Agli occhi di alcuni esponenti repubblicani, il cantante rappresenta una figura scomoda che va in controtendenza rispetto a scelte nette prese dall’attuale amministrazione.

Situazione attuale

Nonostante dalla Casa Bianca non sia trapelata alcuna opinione sulla vicenda, il punto di vista generale è molto chiaro.

Da quando Trump è tornato a Washington sono state stimate circa 350mila deportazioni, come si legge su Cnn.

E sembra essere solo l’inizio. Secondo le stime, il governo avrebbe stanziato fondi fino a 75 miliardi di dollari per, da qui al 2029, per Ice.

Dichiarazioni malviste

Nel 2024, Bad Bunny aveva ripubblicato un video di Kamala Harris che, durante la sua campagna elettorale, si era espressa riguardo all’atteggiamento di Trump nei confronti del popolo portoricano dopo l’uragano Maria del 2017.

Nel video, Harris sosteneva che l’allora ex presidente avesse “abbandonato l’isola, cercando di bloccare gli aiuti necessari dopo i devastanti uragani, offrendo nient’altro che carta assorbente e insulti”.

La presa di posizione di Bad Bunny, più che una scelta politica, è stata in linea con il suo modo di comunicare e farsi portavoce della popolazione del suo Paese.

Durante una recente intervista per la Nfl, l’artista ha voluto esprimere la propria gratitudine dedicando il momento alla sua gente. “Cosa provo ora va oltre me stesso”, ha detto. “Questo è per la mia gente, la mia cultura e la nostra storia”.

In passato

Non è la prima volta però che un’esibizione al Super Bowl desta sospetti e malumori.

L’anno scorso, in occasione della 59esima edizione della competizione, a esibirsi è stato il rapper californiano Kendrick Lamar.

La performance, centrata sull’identità afroamericana, ha fatto discutere, nonostante non fosse stata più di tanto aggressiva.

Eric Daugherty, commentatore di destra, ha scritto su X: “Alzate la mano se siete sopravvissuti allo spettacolo dell’intervallo del Super Bowl LIX a tema nazionalista nero”.

In passato, anche Beyoncé aveva fatto parlare di sé durante la finale del 2016, dove aveva fatto leva sull’identità afroamericana e ricordato l’importanza della campagna Black Lives Matter.

Questione d’identità

Essendo l’evento per eccellenza e uno dei concerti più prestigiosi, è spesso un’occasione per gli artisti pop americani per rappresentare cause che stanno loro a cuore.

Nel caso di Bad Bunny, potrebbe essere il momento per far sentire la voce della comunità latina.

Resta solo da capire come il cantante deciderà di strutturare e organizzare lo show.

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Marco Pieri
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Marco è un giovane professionista della comunicazione digitale. Dopo la laurea triennale in Scienze della Comunicazione presso l’Università di Bologna nel 2023, si è trasferito a Philadelphia, negli Stati Uniti, dove ha conseguito un Master in Strategic and Digital Communication. Appassionato di tecnologia e intrattenimento, Marco ama restare sempre aggiornato sui nuovi trend e sulle notizie che influenzano il mondo dei social media e della comunicazione digitale, raccontandoli attraverso uno storytelling moderno ed efficace.