La vendita della quota dell’Economist attira attori importanti mentre si avvicina la scadenza

Di il 01 Dicembre, 2025
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Dopo l’interesse di miliardari e gruppi editoriali, la storica partecipazione della famiglia Rothschild attira offerte mentre Exor resta primo azionista

La possibile cessione del 27% di The Economist sta catalizzando l’attenzione del mondo finanziario e dei media internazionali.

Secondo quanto riportato da diverse fonti, sentite da Reuters, l’operazione ha attirato l’interesse di almeno una dozzina di potenziali acquirenti, tra imprenditori e gruppi editoriali.

La deadline per la presentazione delle manifestazioni di interesse è fissata per questo venerdì, ed apre un percorso che ridefinirà l’assetto proprietario di uno dei magazine più influenti al mondo.

A finire ufficialmente sul mercato è la partecipazione del 27% detenuta dalla famiglia Rothschild, messa in vendita da Lynn Forester de Rothschild tre anni dopo la scomparsa del marito Evelyn de Rothschild, storico presidente della testata tra il 1972 e il 1989.

Una struttura societaria che protegge l’indipendenza editoriale

Fondato nel 1843, The Economist conta quasi 1.000 azionisti.

Il principale è Exor, la holding della famiglia Agnelli, che detiene il 43,4% del capitale.

Una quota che risale al 2015 quando Pearson vendette il suo 50% alla famiglia Agnelli per 469 milioni di sterline (531 milioni di dollari).

Ma la governance del gruppo è molto particolare: nessun singolo investitore può ottenere una quota di controllo, grazie a un impianto societario pensato per preservare l’indipendenza editoriale del giornale.

Una peculiarità che rende l’operazione più complessa e, allo stesso tempo, più ambita da chi cerca prestigio e influenza.

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Foto: Wikimedia Commons.

Perché il mercato è in fermento

In un contesto dove le opportunità di investimento nei grandi gruppi editoriali britannici sono diventate sempre più scarse, la vendita della quota dei Rothschild arriva in un momento complesso.

Recentemente, il gruppo DMGT, proprietario del Daily Mail, ha acquisito il Telegraph Media Group dopo che il governo britannico ha irrigidito le norme che limitano la proprietà straniera delle testate nazionali.

La stessa normativa ha bloccato l’offerta da 500 milioni di sterline di RedBird Capital e IMI, sostenuta da Abu Dhabi, costringendo il consorzio a ritirarsi.

Numeri in crescita nei conti dell’Economist

La testata continua a mostrare solidità economica e una base di abbonati in espansione.

Secondo gli ultimi risultati pubblici e le stime riportate da Reuters, la partecipazione dei Rothschild (circa il 20% dei diritti di voto) potrebbe portare la valutazione complessiva della società attorno agli 800 milioni di sterline, pari a circa 1,06 miliardi di dollari.

Non vi dubbio che la partecipazione in The Economist rappresenta più di un investimento: è un vero e proprio passaporto per i circoli globali elitari.

Cosa succede ora

Con l’arrivo delle offerte preliminari, la vendita entra in una fase decisiva.

La governance rigida, l’interesse di investitori globali e l’assenza di alternative simili nel mercato editoriale britannico rendono questa operazione una delle più seguite dell’anno.

Il futuro assetto di The Economist dipenderà dalle proposte che emergeranno nelle prossime settimane, e dalla capacità dei nuovi potenziali azionisti di muoversi nell’equilibrio tra ambizioni proprietarie e tutela dell’indipendenza editoriale.

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