
Foto copertina: L’influencer e attivista politico Charlie Kirk, fondatore di Turning Point Usa, nel 2023. Foto: Flickr.
Quando lo scorso anno è stato presentato Civil War del regista Alex Garland, molti commentatori si sono detti d’accordo sull’efficace capacità del film di avvertire sulle possibili conseguenze della degenerata polarizzazione politica statunitense, ormai uscita da ogni binario di decenza e civiltà.
Nella finzione della pellicola, la seconda guerra civile degli Stati Uniti si combatte, senza scomodare colori politici, fra l’esercito regolare del governo federale di Washington e le Western Forces, guidate dai militari di Texas e California – non a caso, due Stati in realtà distanti sul piano politico.
Ma, espedienti a parte, l’intento del film era chiaro e lo ha spiegato Garland stesso al New York Times: “la guerra civile è solo l’estensione di una situazione. Quella situazione è la polarizzazione e l’assenza di forze che ne limitino gli effetti”.
Con il brutale omicidio di Charlie Kirk, tra i più noti attivisti politici del movimento Make America Great Again, gli Stati Uniti sembrano fare un ulteriore passo verso lo scenario ritratto in Civil War.
Il suo tragico assassinio è l’ultima di una serie di attentati a personalità politiche e pubbliche che hanno caratterizzato la storia degli Stati Uniti e che, negli ultimi anni, hanno avuto luogo in un contesto sociale allo sbando.

L’influencer e attivista politico Charlie Kirk, durante una conferenza dell’organizzazione Turning Point Usa nel 2023. Foto: Wikimedia Commons.
Senza argini
Dopo la sconfitta elettorale di Donald Trump contro Joe Biden a novembre del 2020 e l’assalto al campidoglio da parte di attivisti Maga il 6 gennaio 2021 – mentre l’allora presidente repubblicano tergiversava prima di chiedere ai suoi seguaci di disperdersi e tornare a casa – il dibattito politico è definitivamente degenerato.
Come ricordano oggi diverse testate, dal Financial Times, al Wall Street Journal a Status di Oliver Darcy, la lista dei recenti episodi di violenza e attentati a personalità pubbliche e politiche ha toccato sia l’area democratica sia quella repubblicana.
Tra gli altri, l’aggressione a Paul Pelosi, marito dell’ex speaker della Camera Nancy, i due tentativi di assassinio a Trump, l’uccisione di Brian Thompson, amministratore delegato di UnitedHealthcare, il tentato omicidio al governatore democratico della Pennsylvania Josh Shapiro e l’attentato a Melissa Hortman, speaker democratica della Camera del Minnesota, ammazzata a casa sua insieme al marito.
L’omicidio di Kirk, scrive il Wall Street Journal in un editoriale a firma della redazione, è ancora più tragico perché l’attivista aveva creato la sua organizzazione no-profit, Turning Point Usa, attraverso il dibattito politico, accettando di confrontarsi con chi non la pensasse come lui, in luoghi spesso ostili alle sue ideologie, come i campus universitari.
Più che comunicatore
Brian Stelter, giornalista della Cnn ed esperto di media, ha sottolineato la portata innovativa della comunicazione e dell’attivismo di Kirk nell’area conservatrice e, più in generale, nella politica statunitense.
A soli 31 anni, la sua figura fondeva in maniera efficace caratteristiche imprescindibili per qualsiasi figura di rilevanza pubblica: le capacità organizzative di un politico, l’efficacia comunicativa propria di un influencer su TikTok, in grado però di passare in maniera agile da un palcoscenico all’altro, dai social media, ai podcast e alla radio, fino agli eventi in pubblico.
Quella di mercoledì alla Utah Valley University era la prima tappa del tour autunnale del suo American Comeback Tour, durante il quale coinvolgeva e discuteva con gli studenti di varie università americane.
La spiccata capacità oratoria di Kirk, calma e persuasiva, era il suo marchio di fabbrica per promuovere ideologie tipiche della destra reazionaria in stile Maga.
Idee difese e portate avanti attraverso il dibattito nei campus universitari, durante i suoi incontri intorno a un tavolo, in un format innovativo denominato Prove me wrong.
Come ricorda Stelter, nel 2021 l’attivista aveva dichiarato il suo intento alla Cnn.
“Sto cercando di essere produttivo nell’incoraggiare il dialogo tra persone che non sono d’accordo”, aveva detto.

Un evento del tour You’re Being Brainwashed di Charlie Kirk all’Università di Pittsburgh, in Pennsylvania, nel 2024. Foto: Flickr.
Quasi politico
Accanto all’attività di comunicatore e influencer, c’è stato l’attivismo politico di Kirk.
L’organizzazione Turning Point, fondata nel 2012, a soli 18 anni, insieme a Bill Montgomery, è oggi un polmone della destra trumpiana, di cui è un fondamentale promotore dal 2016.
In quell’anno, Kirk è salito sul palco della convention repubblicana per supportare Trump e si è posto non più soltanto come influencer conservatore, ma come rappresentante pubblico della sfera ideologica di Maga – contrario alle politiche di diversità, equità e inclusione e critico nei confronti di Martin Luther King e del Civil Rights Act del 1964.
Il suo movimento ha avuto un ruolo attivo essenziale nel supporto e promozione del partito repubblicano guidato da Trump.
Ha organizzato diverse campagne in grado di raccogliere decine di milioni di dollari per i candidati di destra e creato un sito, chiamato Professor Watchlist, che fa nomi e cognomi di professori considerati “radicali” di sinistra, le cui idee danneggerebbero gli studenti conservatori.
Nel 2023, Kirk aveva dichiarato che “vale la pena accettare, purtroppo, il costo di alcune morti per arma da fuoco ogni anno, per poter salvaguardare il Secondo emendamento”, il principio costituzionale che garantisce e disciplina proprio il possesso delle armi nel Paese.

Charlie Kirk e l’attuale vicepresidente degli Stati Uniti, JD Vance, durante un evento per la campagna elettorale del 2024 a Mesa, in Arizona. Foto: Wikimedia Commons.
Durante i suoi incontri, Kirk dibatteva di questi temi con i suoi critici e rispondeva alle loro domande, senza sottrarsi alle critiche più pesanti.
Come ricorda Darcy su Status, il suo attivismo “gli aveva procurato tanti critici quanto sostenitori. Ma quello che dovrebbe essere chiaro a tutti è che il suo assassinio è nient’altro che un atto orribile e intollerabile di violenza”.
Motivo per cui, prosegue l’ex giornalista di Cnn, il momento richiederebbe leader in grado di abbassare i toni, invece che alzarli, citando l’esempio dell’autore Mehdi Hasan, che in un post su X ha scritto che, nonostante “Kirk mi ha definito un pazzo e una prostituta e ha chiesto che fossi deportato, niente, niente giustifica il suo omicidio, o privare i suoi figli del loro padre”.
In un video sui suoi canali ufficiali, Trump ha invece subito incolpato la retorica della “violenza politica della sinistra radicale” per la morte di “troppe persone innocenti”.
Non si conosce, al momento, l’identità dell’assassino di Kirk, né sono note le sue motivazioni.
Charlie Kirk called me a ‘lunatic’ and a ‘prostitute’ and demanded I be deported.
Nothing, *nothing*, justifies killing him, or robbing his kids of their dad.
We don’t know the identity or motive of the shooter but murder can *never* be the response to political disagreements.
— Mehdi Hasan (@mehdirhasan) September 10, 2025